Tra le stele con Babbo Natale – Capitolo II: Christmas time

Le temperature che scendono, la nebbia che copre case e rumori, il profumo delle castagne abbrustolite, le luci a intermittenza che si accendono sui balconi delle case. E poi i maglioni, quelli pesanti con le stampe stupide, i guanti e i berretti, e le sciarpe così lunghe e morbide da sembrare coperte; le candele accese, la tisana e il classico cartone animato da guardare tutti insieme. E’ il Natale, il mio Natale, da quasi quarant’anni, bello e avvolgente come quello di quando ero bambina.

Cos’è cambiato? Nulla o quasi.

I preparativi cominciavano rigorosamente a Novembre (si hai capito bene a Novembre!) quando mia mamma, protagonista indiscussa del Natale nella mia famiglia, mi proponeva di cominciare a lavorare per i primi addobbi per abbellire la mia cameretta. Il primo? Gli angioletti di carta  blu e argentata.

Erano più o meno così. C’era una sagomina di cartone rigido che appoggiavo sulla carta luccicante e poi con il punteruolo e con tanta pazienza, buchino dopo buchino ottenevo il mio angioletto. Ne facevamo tanti, e finivano tutti a volteggiare con un sottile filo trasparente sul soffitto della mia stanza: una danza che durava fino al 6 di gennaio!

Poi si passava alla realizzazione dei personaggi del presepe (oltre ad essere la regina del Natale, mia madre è, ad oggi, la miglior creatrice di presepi di carta crespa che io conosca; certo sono di parte lo so, ma magari alla fine una foto del mio albero la metto!). Dicevo, delle statuine del presepe… Noi le facevamo con il Das: panetti e panetti di Das. La carta di giornale per non sporcare ovunque e poi si cominciava questo lavoro infinito e certosino che prevedeva di mettere pezzetto dopo pezzetto la pasta morbida dentro agli stampini, poi chiudere la scatoletta e tirare via l’eccesso. Tutti i personaggi finivano indiscutibilmente sotto il termosifone per almeno 2 giorni, durante i quali da grigi diventavano sempre più chiari sino al bianco. E allora arrivava la parte bella: dipingerli prima e verniciarli poi!

E così tra un pastore, una pecora e Gesù bambino prendeva vita tutto il nostro esercito di statuine (che poi le pecore io le facevo muovere ogni giorno, non so tu!).

In tutto questo metteteci il profumo di torta fumante dopo cena, la letterina a Babbo Natale (poche cose che erano solo ed esclusivamente Barbie: casa, macchina, camper, cavallo o marito che fosse…purchè fosse di Barbie!) e infine la preparazione degli ormai oggi diventati famosi, e immancabili, biscotti di Natale con la marmellata di ciliege (ancora adesso amici e parenti sono della filosofia che “Non è Natale” senza i biscotti della mamma… e c’ hanno ragione!).

Poi arrivava la nonna, 15 giorni prima e solo in quel momento cominciava il vero conto alla rovescia.

A una settimana dal Natale si cominciava a cucinare, ma il giorno della vigilia casa mia si trasformava nella cucina di Cracco: si poteva trovare qualsiasi tipo di prelibatezza! Sulla tavola del salotto facevano da padroni i ravioli di carne e le tagliatelle fatte in casa; le verdure erano pronte per essere pastellate e fritte; l’arrosto era in forno e i funghi pronti per l’immancabile cotoletta che per il nonno era il “must have” di ogni anno. Alle 22 ci si preparava e poi andavamo tutti alla messa serale: ma chi l’ascoltava la messa! Il pensiero era fisso a Babbo Natale che esattamente a mezzanotte sarebbe arrivato a casa mia (non ho mai capito come) per portare i regali! E via di spacchettamenti e di carte luccicose che nascondevano sempre, ciò che avevo tanto desiderato!

Finalmente arrivava il 25 dicembre: i nonni, gli zii e mia cugina , tutti insieme appassionatamente, tra un sorriso, uno scherzo, la costruzione delle case di Barbie (grazie zia!) e mia cugina che amava smontarle (o entrarci dentro, vero Eli?); il nonno che faceva il riposino pomeridiano, mentre, sostituita la tovaglia con il telo verde da gioco, si continuava la giornata con imepgantive partite a briscola!

E ora com’è il mio Natale? Così, come l’ho descritto! Certo negli anni qualcuno ci ha lasciato, ma persone nuove sono arrivate a portare i loro sorrisi.

Amo il Natale, amo mia madre perchè mi ha insegnato il valore della famiglia e delle piccole cose, la bellezza di un momento condiviso e di un ricordo immortalato. Per me il Natale è lei!

E nel pensare ad un libro per bambini non poteva che essere così: avere come tema le stelle durante il periodo più magico dell’anno.  E se una parte di ispirazione me l’ ha data il nonno, sua figlia, la mia grande mamma, ha fatto il resto!

“Tra le stelle con Babbo Natale”…Capitolo III- Il Libro

 

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